Il significato della maschera di Pierrot

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Quando si pensa Pierrot, ci viene subito in mente la Francia, eppure, a dispetto proprio del nome francese e del candore malinconico che da sempre lo contraddistingue, è italiano.

Si chiamava Pedrolino, uno dei mille servitori della Commedia dell’Arte, un contadino di scena, un po’ ingenuo e un po’ furbo, come tutti gli Zanni, personaggi pancia e improvvisazione. Poi attraversò le Alpi e ritrovò in Francia una nuova identità.

Pedrolino diventò Pierrot; e dal servo affamato e bisognoso divenne un’anima fragile capace di innamorarsi follemente di Colombina che però da copione, preferiva sempre Arlecchino.

Pierrot non si lamentava, non urlava, non tramava: sognava. Non cercava il cibo come gli altri Zanni, ma l’amore, spesso impossibile e questo bastava a renderlo diverso da tutti.

Il costume rimase quello di prima: ampio, bianco, con bottoni neri e una piccola lacrima disegnata sulla guancia, ma la vera e sola maschera di lui era naturalmente il suo sguardo: la sua dolcezza e la sua angoscia, Pierrot è il servitore che non serve, il comico che non fa ridere, l’amante che non viene amato, ed è forse proprio per questo che non smette mai di commuovere.

Il costume e la maschera di Pierrot

Il Pierrot moderno porta un abito largo e bianco, chiuso da bottoni neri e un piccolo cappello scuro. L′abito ha ancora un richiamo dello Zanni, da cui ha origine, ma il volto è ben altro, dipinto tutto di bianco, liscio come porcellana. Su una guancia una lacrima nera, per segnare un vuoto che fa male.

Quel viso immobile e poco consapevole e l′immagine di chi ama senza esser corrisposto. Pierrot è rimasto li con il suo strazio leggero, con la sua voce muta, a ricordarci che non tutta la servitù vuole farsi furba e che alcuni vogliono solo essere amati.

Pierrot e simbolismo

Nel corso degli anni, Pierrot ha superato i confini del teatro ed è divenuto simbolo internazionale di malinconia e di un amore non corrisposto. La sua figura ha alimentato le ispirazioni di poeti, pittori e musicisti, non a caso lo ritroviamo nei versi dei simbolisti francesi, nei quadri di Watteau, tra i personaggi del cinema muto e perfino nei testi di canzoni del Novecento.

Pierrot è il romantico antieroe in contrasto con la smodata allegria di Arlecchino. Se Arlecchino affanna, Pierrot contempla. Se Arlecchino corteggia, Pierrot aspetta. E′ come dire che sono due anime in contrasto: l′una dissacrante e terrena, l′altro ingenuo, quasi lunatico.

La luna, infatti, e la sua compagna silenziosa, simbolo del desiderio irraggiungibile, della bellezza che non si può toccare, uno vecchio che riflette il suo volto e il suo stato d’animo. Pierrot non parla, ma guarda in alto, e in quello sguardo c’è già tutto: la speranza, la delusione, la dolcezza.

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