Il padre della giovane Vanessa non trova pace: “non era questo il futuro sognavo”.

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Carmelo Zappalà, il padre della giovane vittima Vanessa Zappalà, non trova pace per il tragico epilogo di una storia condizionata dalla e dalla violenza. La madre della vittima, Antonella Lanzafame, affranta dal dolore, riesce a stento a restare in piedi. È accompagnata dal alcune congiunte all’interno dell’abitazione della nonna materna della vittima, Pietra Trovato, che dista pochi metri dall’abitazione della stessa vittima. I volti dei familiari parlano di un dolore lacerante per una tragedia che poteva essere evitata.

“Non era questo il futuro che avevo sognato per mia figlia”. Parla il padre della sfortunata ragazza che sembra quasi giustificare il suo bisogno di parlare per cacciare fuori la sua rabbia. “Lei quell’uomo l’aveva amato; ne aveva conosciuto anche i figli, ai quali ogni tanto comprava un regalino. Ma il loro rapporto è stato sempre condizionato dalla gelosia è dalla violenza di questo individuo, che alla fine siamo stati costretti a denunciare. Il loro non è mai stato un rapporto tranquillo e nello scorso dicembre si erano già lasciati. Poi abbiamo avuto un chiarimento e hanno deciso di riprovarci, ma tutto ciò fin quando lui, in febbraio, non l’ha nuovamente massacrata di botte. “L’ho chiamato al telefono e mi ha risposto “hai una figlia menomata”.

Il padre racconta di un episodio “che ha dell’incredibile”, egli stesso dice. Appena rincasati, Vanessa si accorge che la porta de solaio al piano superiore si chiude. Il padre di Vanessa subito capisce che si trattava di Tony, subito dopo scopre che l’uomo era solito entrare lì come dimostrato dalla presenza di un tappeto di sigarette della stessa marca che fumava lui. L’uomo origliava le conversazioni della famiglia. Dopo svariati episodi la ragazza denuncia l’uomo che viene messo ai domiciliari. “Vanessa comincia a riappropriarsi della propria vita e sei proprio spazi di ragazza di 26 anni. Lo ha fatto per poco più di due mesi. Non potrà più farlo”. Conclude il padre affranto da dolore.

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