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A volte trovare a Roma un professionista che sistemi i piccoli problemucci che abbiamo in casa non è facile quanto si possa pensare. Tra persone che neppure rispondono al telefono e altre situazioni problematiche, spesso chi ha bisogno di un antennista tende a richiederlo solo dopo aver provato tutte le strade per evitarlo. In effetti però di bravi antennisti a Roma se ne trovano tanti, l’importante sta nel cercarli nel posto giusto.More Link

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I bagni chimici, quelli che si posizionano in occasione di fiere, eventi e cantieri edili, sono installazioni perfette per risolvere tutte le necessità per cui è necessario un servizio igienico. Ad oggi sono disponibili diverse aziende che offrono il servizio di noleggio bagni chimici Milano , Roma e in qualsiasi città d’Italia, per ogni tipologia di evento o lavoro.

Le norme di legge per quanto riguarda l’allestimento di cantieri edili e di servizi igienici per fiere ed eventi vari prevedono anche il numero di bagni da posizionare. Nel caso di utilizzo continuativo, come avviene ad esempio presso un cantiere edile, deve essere posizionato un bagno ogni 10 lavoratori; nel caso di un cantiere con 15 addetti saranno quindi obbligatori almeno 2 bagni chimici. Per gli eventi che durano per massimo 6 o 12 ore il numero di bagni chimici è molto ridotto; si va dai 2 bagni chimici per eventi che durano meno di 6 ore e con un’affluenza di un massimo di 249 soggetti, fino a oltre 200 bagni per eventi che durano meno di 12 ore con un’affluenza di oltre 12.500 soggetti.More Link

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In quest’ultimo periodo si è parecchio chiacchierato sugli arretrati della pensione d’invalidità civile. Chi ne ha approfittato, chi ha visto la sua domanda rifiutata e chi invece ha ricevuto meno di quello che gli sarebbe spettato.

C’è molta confusione in materia, per questo oggi parleremo delle tre cose che – forse – non sai sugli arretrati d’invalidità.

Di seguito vedremo la differenza fra invalidità civile e inabilità lavorativa, chi ha effettivo diritto alla richiesta degli arretrati e cosa fare nel caso in cui l’INPS non accetti la richiesta.More Link

In questo difficile momento storico che stiamo vivendo soprattutto a livello sanitario, accadono delle cose davvero molto positive, tra queste ci preme ricordare come alcune professioni sanitare siano state rivalutate e riconsiderate di fondamentale importanza.
Il tecnico audiometrista è l’operatore sanitario che svolge la propria attività nella prevenzione, valutazione e riabilitazione delle patologie del sistema uditivo e vestibolare, figura che nasce negli anni novanta e con il Decreto ministeriale n.667 del 14 settembre 1994 il Ministero ne delinea un profilo professionale autonomo.
In questo breve articolo vi porteremo alla scoperta di questa figura sanitaria troppo sottovalutata nel passato.

Il lavoro del tecnico può essere svolto sia in regime di libera professione o in ambito pubblico e privato con contratto nazionale come previsto dall’ordine di appartenenza.
Sia in equipe, quindi vicino ad altre figure sanitarie come medici specialisti e audioprotesisti, che in autonomia la maggior parte del lavoro viene svolto in primis sul paziente e poi su macchinari e apparecchiature per delineare una diagnosi.
Naturalmente bisogna frequentare un corso universitario della durata di tre anni, alla fine della quale si è considerati dottori in audiometria.

Il percorso universitario fa parte del dipartimento di Medicina e Chirurgia e oggi è disponibile nella maggior parte delle città italiane, come Milano, Roma, Torino e Napoli.
Alla fine degli studi il candidato avrà a disposizione una grande scelta dal punto di vista lavorativo, potrà esercitare la professione  negli ospedali pubblici e privati, negli ambulatori e nei reparti di medicina sociale.
Negli ultimi anni finalmente stiamo assistendo ad  un grande numero di nuovi iscritti al percorso universitario dato che la richiesta di lavoro per questa figura aumenta ogni giorno di più , nonostante ciò nè a livello contrattuale nè a livello lavorativo riceve le giuste ricompense e riconoscenze  malgrado la sua fondamentale importanza nel processo di cura del paziente

La curcuma è una spezia di origine orientale, in particolare dell’Asia meridionale, poi diffusa in tutto il sud-est asiatico e arrivata negli ultimi anni anche nelle nostre cucine.
La scienza ci presenta questa pianta con un nome ben diverso, è chiamata Curcuma Longa o Zafferano delle Indie, la polvere che viene fuori dalla radice è molto simile al color ocra, nel passato veniva usata come potente colorante, ora è sempre più presente nei nostri piatti ed è un prodotto assai commercializzato anche nei Paese non orientali.
Ancora oggi l’India rimane il primo Paese produttore, la pianta predilige delle temperature tropicali che si aggirano intorno ai 25 gradi.

Dalla pianta possiamo ricavare numerosi prodotti come l’olio essenziale di canfora, sali minerali quali rame potassio e ferro, e vitamine in particolari quelle appartenenti al gruppo C e B, in passato veniva usata anche nel trattamento di disturbi al fegato e tutt’oggi i suoi effetti sono assai apprezzati.
Ha anche un’azione antinfiammatoria e viene usata spesso al posto dei farmaci da banco soprattutto nel trattamento dell’artrite reumatoide presentando però lievi effetti indesiderati allo stomaco e al sistema nervoso.
Molti ci fanno notare la forte azione dimagrante, aiuta nella digestione dei grassi rendendoli più solubili e stimola la digestione.

Il maggior utilizzo lo troviamo nella sua composizione in polvere e nella preparazione dei tantissimi tipi i curry che oggi si preparano anche nella cucina italiana.
Ideale per dare un sapore particolare alla carne, in particolare la si usa molto come spezia per insaporire la carne di bovino e di pollo, spesso però viene spolverata anche sul riso o sulle normali verdure.
Molto più difficili gli abbinamenti con la frutta, ci si addice molto con le pere, mele, e banane ma non va assolutamente bene con le fragole.
Per chi fosse interessato, online sono disponibili numerose ricette dove la curcuma è protagonista.

 

Il lock down che abbiamo vissuto nei mesi che vanno da Marzo fino a Maggio a causa del Corona Virus ha ridotto drasticamente la possibilità di svolgere attività fisica in palestre o centri sportivi, l’impossibilità ad uscire fuori casa ha fatto si che molte persone iniziassero a seguire una dieta per mantenere a regime il proprio fisico.
La tendenza che sta impazzando sul nostro territorio è la dieta chetogenica, usanza che era già presente in epoca neolitica quando l’agricoltura non produceva ancora cereali e ortaggi.
La chetogenica nei primi anni veniva utilizzata come terapia per curare cefalea, epilessia e diabete in tempi in cui la scienza non era evoluta come oggi.

Questa alimentazione non prevede il consumo di zuccheri e quindi di carboidrati e l’organismo per produrre energia essenziale al mantenimento dei processi brucia i grassi accumulati e ingeriti con la dieta formando così i corpi chetonici, ecco da dove deriva il nome di questo schema nutrizionale.
La formulazione prevede che circa il 75% del fabbisogno calorico provenga dai grassi con la riduzione a meno di 30 grammi del consumo di carboidrati giornalieri, prevalgono anche macronutrienti come proteine e fibre.
Esistono nutrizionisti specializzati in diete chetogeniche poichè in questo campo il fai da te è molo rischioso.

Poichè ogni individuo è diverso dall’altro occorre conoscere alcuni parametri fondamentali per sviluppare poi lo schema alimentare più adatto.
In linea generale possiamo dirvi quali sono gli alimenti che più vengono usati e quelli sconsigliati, partendo da uova, pesce, carne, formaggio, verdure non zuccherine  frutta secca, olio extravergine di oliva, burro, grassi animali e vegetali altamente presenti  mentre quelli che vengono ridotti al minimo sono pane e pasta, legumi, zucchero, dolci tradizionali, patate, cereali e verdure zuccherine.
Alcuni testimoniano che in pochissimi tempo si perdono molti chili, ma la scienza è in contrasto con questa usanza.

Il reflusso gastroesofageo è una patologia molto comune e in grande espansione sul nostro territorio, negli ultimi anni ha interessato circa il 20% degli italiani, presentandosi con segni e sintomi molto fastidiosi.
E’ una condizione  in cui il contenuto dello stomaco risale nell’esofago e si verifica in maniera equivalente sia negli uomini che nelle donne e si manifesta in genere in età adulta, dopo i trent’anni sicuramente.
Il cibo che noi ingeriamo arriva nello stomaco grazie ad un tubo chiamato esofago , da qui in poi iniziano i primi guai che portano alla sintomatologia, ecco che in una lunga intervista ne ha parlato  il Professor Pier Luigi Rossi, Specialista in Scienza della Alimentazione e in Igiene e Medicina Preventiva e docente universitario.

Alcune caratteristiche alimentari, come la voracità, dominanza cibo solido sul cibo liquido, ridotta masticazione, alcool, eccesso di sale e di caffè portano ad uno stazionamento maggiore del cibo nella cavità gastrica, determinando il reflusso gastro-esofageo , ovvero l’acido cloridrico passa dal compartimento gastrico a quello esofageo che ha una struttura che non sopporta la forte acidità , motivo per cui compare il sintomo cardine di questa condizione, il bruciore.
Per arginare e prevenire questo malessere è fondamentale eseguire una dieta ben precisa.
I cibi caldi , minestre, passati di verdura facilitano la motilità gastrica e lo svuotamento , evitando una lunga permanenza e quindi il reflusso e il senso di bruciore.

La sintomatologia è abbastanza importante e fastidiosa, al bruciore nella parte alta dell’addome  e dietro lo sterno si associa molto spesso rigurgiti acidi ed il ritorno di cibo in bocca in maniera particolare dopo aver consumato pasti molto abbondanti.
La cura viene esplicata con dei farmaci e un cambiamento dello stile di vita, in alcune condizioni severe si ricorre anche alla terapia chirurgica.
I farmaci usato maggiormente sono quelli da banco, ovvero antiacidi in terapia singola o in associazione con aginati, inibitori della pompa protonica e antagonisti dei recettori H2.

 

 

Sicuramente è un vizio che appartiene a molti di noi quello di svegliarsi la mattina e prima di fare qualunque cosa, sedersi e bere in totale tranquillità una buona tazza di caffè, poi alcuni continuano la colazione con latte , frutta o altre cose , altri invece si accontentano solo dell’espresso.
Alcuni studi condotti recentemente proprio sull’assunzione di caffeina appena svegli e prima di fare una normale colazione ha messo in risalto un qualcosa di negativo, infatti sembrerebbe che il caffe stimoli un’anomala risposta glicemica del nostro organismo e sia un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo due.

Lo studio è stato condotto dal Center for Nutrition, Exercise & Metabolism dell’Università di Bath, nel Regno Unito su un campione di circa venti persone, numero un pò ridotto per uno studio scientifico , e tra questi vi erano persone obese che già di per se presentavano una maggiore resistenza all’azione di insulina.
A commentare lo studio è stato il famosissimo professor Luca Piretta, Nutrizionista e Gastroenterologo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, il quale ha messo in evidenza un pò di irregolarità che gli inglesi hanno commesso in questo studio , molti di quali sono davvero importanti ai fini del risultato che è venuto fuori.

Le persone partecipanti allo studio non sono state sottoposte ad una curva da carico di glucosio , quindi nessuno sa se questi avessero già una possibile risposta alterata all’insulina, inoltre non è saputa la reale risposta glicemica del nostro metabolismo alla caffeina quando si consuma una normale colazione , non fatta solo da zuccheri semplici.
Inoltre l’assunzione di caffè prima di misurare la risposta insulinica è stata di ben 300 grammi ovvero circa quattro tazzine da bar, nessuno di noi beve così tanto caffe appena sveglio.
Concludiamo dicendo che lo studio effettuato non può dare una precisa risposta al danno che il caffè , eventualmente porterebbe al nostro corpo.

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I cuscinetti a rulli cilindrici sono disponibili in molteplici dimensioni e varianti. Essi si differenziano per il numero di corone di rulli, per la tipologia di materiale e per gli orletti dell’anello sia interno che esterno. Ma che ruolo hanno esattamente e in che settore vengono maggiormente impiegati?

Di sotto, tutto quello che c’è da sapere a proposito di controrulli e cuscinetti.More Link

Dedicarsi al giardinaggio è una delle attività più rilassanti e che molto spesso ti da delle enormi soddisfazioni , ancora di più se lo si fa in casa , prima di tutto per abbellire e rendere più piacevole l’ambiente e in secondo piano perchè una pianta in casa può portare molti benefici.
Basti pensare alle piccolissime piante di basilico e rosmarino che oggi addirittura vengono vendute nei supermercati a prezzi davvero irrisori , in cucina sono di grande aiuto per condire gli alimenti e renderli più appetitosi.
In questo breve articolo vi parleremo in particolare di due piantine per la salute , la lavanda e il tarassaco.

La lavanda è una pianta suffruticosa, di colore grigiastro per la fitta tomentosità, con ramificazione non fitta ma densamente fogliosa e portamento eretto, le infiorescenze, portate da lunghi steli, sono delle spighe, ciascuna contiene un numero variabile di fiori molto profumati e con aroma variabile a seconda della specie.
Molti erroneamente pensano non sia una pianta da casa , invece lo è , essendo molto rustica , adattandosi a tutti gli ambienti senza particolari cure.
Oltre a rilasciare un piacevole odore , viene usata come antidolorofico post-trauma e come rilassante , infatti placa gli equilibri del sistema nervoso.

Il tarassaco è classificato come pianta erbacea perenne di dimensioni e altezza modeste, appartenente alla famiglia delle Asteracee, volgarmente chiamato anche piscialetto o dente di leone.
Uno dei modi più consueti per consumarlo è in insalata con dell’ottimo olio extravergine di oliva, sale e aglio crudo tritato finemente, molti lo usano nelle tisane , pare che calmi i bollori a livello intestinale.
È noto soprattutto per le sue proprietà diuretiche, proprietà antinfiammatorie, purificanti, e disintossicanti nei confronti del fegato.
A grandi linee il tarassaco è generalmente ben tollerato, nelle persone però affette da gastrite o reflusso gastroesofageo è altamente sconsigliato l’uso, in quanto il sapore amaro aumenterebbe la produzione dell’acidità gastrica.

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